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La nostra convinzione: Essere un operaio che non abbia di che vergognarsi

La nostra convinzione: Essere un operaio che non abbia di che vergognarsi

 

Nel ministero pastorale non esiste un sostituto al duro lavoro. Il mandato per il ministro di Gesù Cristo è molto semplice e chiaro: compiere ogni sforzo per adempiere il duro lavoro. John Stott, nel suo commentario su 2 Timoteo, considera questo come una lezione molto importante per la vita Cristiana; si riceve la benedizione attraverso il dolore, il frutto attraverso la fatica, la gloria attraverso la sofferenza. Niente viene a noi facilmente e possiamo vedere questo sia nell’ambito secolare che nella Scrittura. Coloro che sono chiamati da Dio non lavorano duramente al fine di raggiungere un interesse o un vantaggio personale, ma hanno una motivazione ben precisa per cui sforzarsi e un modo ben preciso in cui sono chiamati a farlo. Paolo rivela tutto questo in modo chiaro e conciso nella sua seconda lettera a Timoteo, quando lo esorta a sforzarsi di presentare se stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità (2 Tim 2:15).

Questa esortazione presenta il compito di ogni uomo di Dio. Egli deve essere diligente; deve sforzarsi. Questa deve essere la caratteristica principale del suo ministero. Questo è il modo in cui Timoteo risponderà alla chiamata di fortificarsi che apre il capitolo 2 della lettera, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù (2:1). Oltre a fortificarsi, Timoteo è chiamato ad affidare la verità a uomini fedeli, sopportare le sofferenze con la sua perseveranza e tenacia (2:2-3). I lavoratori che faticano saranno dei modelli da osservare per Timoteo: il soldato, l’atleta, l’agricoltore; la vita stessa di Paolo sarà esemplare per Timoteo e, naturalmente, il Signore Gesù Cristo che, con la sua incarnazione, morte e risurrezione, è passato dalla sofferenza alla gloria. Timoteo dovrà sopportare ed essere fedele proprio come il Signore stesso; dovrà lavorare sodo che è anche la chiave per evitare l’empietà e la malvagità. La diligenza nello sforzarsi, in altre parole, protegge l’uomo di Dio dall’essere squalificato nel suo ministero e dall’essere usato, preso prigioniero, come uno strumento del diavolo.

Quindi questo è complessivamente il comando ed il carattere con cui il servo del Signore deve andare alle sue fatiche pastorali. Il quadro non ha niente a che fare con lo stringere i denti. Piuttosto consiste nel lavorare diligentemente, nel fare del proprio meglio, avendo in mente una specifica motivazione. C’è qui una prospettiva, un’aspettativa intenzionale. Il duro lavoro è finalizzato a presentare se stessi dinnanzi a Dio come uomini approvati e fedeli. In un commento Calvino descrive Timoteo come colui che mantiene i suoi occhi fissi su Dio anziché sull’approvazione di una assemblea affollata. In tal modo Timoteo è considerato un operaio che non ebbe di che vergognarsi.

Questo è il Perché sforzarsi. Adesso consideriamo il Come.

Timoteo deve sforzarsi nel trattare con precisione la parola della verità. Il modo attraverso il quale può presentarsi dinnanzi a Dio come un uomo approvato e fedele è tagliando rettamente la verità.

E’ nell’insegnamento e nella predicazione dove Timoteo avrà bisogno di investire di più le sue forze. Sforzarsi, in altre parole, significa lavorare duramente per la predicazione e l’insegnamento della Parola di Dio affinché la si tagli rettamente. Il ministro farà del suo meglio per interpretare la verità correttamente ed insegnarla accuratamente. Precisione e profondità sono richieste dalla sua esposizione. Egli deve infine esaminare il suo duro lavoro nella misura in cui il suo gregge verrà nutrito in maniera continuativa con la Parola di Dio.

In ATI noi addestriamo uomini per essere principalmente dei duri lavoratori nello studio e sul pulpito. Non ci sono scorciatoie per essere degli operai che non abbiano di che vergognarsi.

1 Comment

  1. Marriage in crisis don’t bury your head in the sand

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